FASCITE PLANTARE
- CHE COS'E' LA FASCITE PLANTARE?
La fascite plantare è tra le più comuni cause di dolore calcaneare (tallonite). Si manifesta soprattutto tra gli sportivi (podisti, ballerini, tennisti, giocatori di pallacanestro) e tra coloro la cui occupazione richiede un prolungato supporto del carico ed è causata dalla ripetizione continua di eccessivi sovraccarichi a livello podalico.
UN PO DI ANATOMIA...
Il legamento arcuato (o aponeurosi plantare o fascia plantare) è una robusta fascia fibrosa che unisce la zona plantare interna del calcagno con la base delle dita. Quando il piede si eleva sulle punte staccando il tallone dal suolo (gesto tipico della corsa e del salto), l' aponeurosi subisce una distensione.
- PERCHE' SI MANIFESTA LA FASCITE PLANTARE?
La fascite plantare può insorgere a causa di innumerevoli fattori, spesso combinati tra loro: piedi piatti o cavi, scarpe inadeguate, sovrappeso, obesità, allenamenti inadeguati e contrattura o debolezza di alcuni muscoli della gamba, come il polpaccio, il peroneo, il tibiale posteriore e gli estensori delle dita del piede.
- CON QUALI SINTOMI SI MANIFESTA LA FASCITE PLANTARE?
Il tessuto connettivo che forma la volta plantare si sfibra degenerando e infiammandosi, provocando un forte dolore alla pianta del piede, oltre a possibili gonfiori e arrossamenti, rendendo dolorose le attività comuni. Il dolore è più severo al risveglio (a causa della contrazione notturna dell' aponeurosi), poi tende a diminuire rapidamente per, infine, ricomparire dopo una lunga passeggiata al termine della giornata.
- COME SI DIAGNOSTICA LA FASCITE PLANTARE?
Solitamente, la diagnosi viene effettuata dopo un' attenta valutazione clinica della sintomatologia. Indagini strumentali, come radiografia e TAC, non sono generalmente necessarie, ma possono essere utili per fare diagnosi differenziale con artrosi, fratture da stress, tumori.
- COME SI CURA LA FASCITE PLANTARE?
Il trattamento si basa sul riposo iniziale: sospendere per qualche settimana gli allenamenti ed evitare di camminare o rimanere in piedi troppo a lungo, per alleviare il dolore e ridurre l' infiammazione locale.
Se il dolore è particolarmente intenso, il soggetto non deve esitare ad utilizzare delle stampelle per scaricare completamente il piede dolente.
Il ghiaccio è utile quando insorgono fitte dolorose: si consiglia di collocare un sacchetto di ghiaccio o una bottiglietta di acqua ghiacciata (avvolti in un panno) al di sotto del tallone per circa 15 minuti 3 o 4 volte al giorno.
Lo stretching aiuta a distendere i tessuti che circondano il calcagno: alcuni semplici esercizi di allungamento da eseguire al mattino appena svegli (previa consultazione di uno specialista).
I farmaci antinfiammatori sono utili per far diminuire l' infiammazione locale e possono essere somministrati per via orale o topica.
Se i trattamenti precedenti non sortiscono l' effetto desiderato e la sintomatologia dolorosa persiste, si può procedere alla realizzazione di presidi ortesici plantari su misura, previa visita da un Podologo per valutare l' assetto biomeccanico-posturale del paziente, la cui funzione consiste nello scaricare la zona dolente e correggere eventuali anomalie di appoggio riscontrate (ponendo cura nella scelta delle calzature). In questo modo, il paziente può gradualmente riprendere a svolgere le sue normali attività (lavorativa, sportiva e ricreativa).
I tutori notturni, che aiutano a mantenere distesi i tessuti fibrosi a livello della volta plantare durante il riposo, e il massaggio della volta plantare e del tallone prima di scendere dal letto, possono contribuire a ridurre il dolore al risveglio.
Si sono rivelate efficaci alcune terapie fisiche come la laserterapia: un fascio laser colpisce l' area interessata e l' energia assorbita viene convertita in calore; l' effetto antiflogistico, antiedema, eutrofico e stimolante è dato dall' aumento del flusso ematico dovuto alla vasodilatazione capillare e arteriolare. Le onde d' urto aumentano la velocità di rigenerazione legamentosa causando microtraumi all' interno dell' aponeurosi, aumentano la capillarizzazione locale e il metabolismo cellulare.
Se tutte queste opzioni terapeutiche si dimostrano inefficaci, il medico potrà decidere di ricorrere all' intervento di distensione chirurgica. Questo tipo di intervento non è tuttavia privo di rischi e va effettuato solo qualora la fascite non accenni a migliorare dopo un trattamento aggressivo prolungato (8-12 mesi).
CONCLUSIONI
Tanto più tempestivamente viene iniziato il trattamento riabilitativo e tanto più precocemente si potrà giungere a una risoluzione della problematica. La maggiort parte dei pazienti trova sollievo nel giro di 4-8 settimane. Se non si attuano le misure necessarie la fascite plantare, oltre a cronicizzare, tenderà a modificare l' appoggio plantare del soggetto, causando a lungo andare complicazioni anche a livello delle ginocchia, del bacino e della colonna vertebrale.